Il cuore non Basta

Ciao Igor,
mi dispiace, perché l’amore per questi colori, per questa squadra, da parte tua è sempre stato totale.
Hai spesso fatto scelte illogiche per lei: aiutarla a tornare in Serie A, accettare di diventare il secondo di Pirlo, dire sì a una richiesta arrivata all’ultimo secondo, sopportare che la Champions fosse considerata l’obiettivo minimo in una stagione nata malissimo.
Però, per sedersi su una panchina come quella, serve qualcosa che non può venire solo dal cuore: servono idee, non solo schemi.
Io condivido le parole di Fabregas dopo Como–Juventus, quando ha detto che a Como l’allenatore riesce a scegliere i giocatori, mentre a Torino non sempre è così.

“Mi rivolgo con rispetto a mister Tudor, visto che sabato lui mi ha chiamato ‘allenatore del Como’. Io lo chiamo mister Tudor. È un grande allenatore e la Juve un club immenso. Ha detto che noi siamo un esempio e che io prendo tutti i calciatori: magari non gli hanno spiegato bene tutta la storia…”

“Tudor guida un grande club, con una storia importante. Ha detto che mi prendo tutti i giocatori, ma forse non gli hanno spiegato bene come stanno le cose.”

Ovviamente non si possono dare tutte le colpe a un allenatore, soprattutto in un contesto che da anni vede arrivare tecnici spesso inadeguati e giocatori non all’altezza della maglia che indossano.
Sono convinto che, come accadde con Motta un anno fa, quel 3-4-2-1 non potesse mai essere digerito da questa squadra. In un centrocampo a due, Thuram e Locatelli non funzionano: non è un caso se la squadra segna poco e subisce tanto.
Il centrocampo non riesce a fornire palloni adeguati a chi attacca, ma nemmeno a proteggere la difesa. Tant’è che ti sei inventato Kalulu sulla fascia.
Ci hai provato, ma non ha girato. Eppure ne esci a testa alta, perché da tifosi sappiamo che ce l’hai messa tutta.
Sono sicuro che ti vedremo presto su altre panchine a dar spettacolo.

Ciao Mister.